La Chiesa di S. Angelo è una delle prime chiese edificate nella città di Lecce. La sua costruzione risale al bel lontano 1061 e la sua collocazione originaria era al di fuori delle mura dell’allora piccolo centro salentino. Solo successivamente venne inglobata nel nucleo abitato di Lecce, in seguito all’ampliamento delle cinte murarie voluto da Carlo V. Dopo trecento anni dalla sua costruzione, un periodo relativamente breve se consideriamo che un monumento viene realizzato per esistere in eterno, le pessime condizioni strutturali necessitarono di un rifacimento parziale delle parti costitutive del complesso. Tutto ciò purtroppo non bastò a rimettere in sesto la chiesa di S. Angelo che nel 1663 dovette essere totalmente rifatta. Ecco allora che è giunta fino a noi con la sua attuale impronta artistica sfarzosa e pomposa tipica dei monumenti di epoca barocca. Il prospetto principale è caratterizzato dal famoso portale centrale fuso in bronzo nel 1750 su progetto di Emanuele Manieri, che rappresenta uno dei capolavori artistici di Lecce, al di sopra di esso una lunetta con l’effige scultorea a tutto tondo della Madonna col Bambino tra gli angeli eccellentemente eseguita.
Sulla trabeazione vi è una fitta concentrazione di decori con putti, aquile e leoni. La pianta della chiesa di S. Angelo è a croce latina con tre navate e gli spazi volumetrici sono perfettamente equilibrati tra loro tanto da creare un movimento plastico di perfetta armonia compositiva. Pregiatissimo l’altare maggiore dedicato alla Madonna di Costantinopoli di cui si osserva tra l’altro una bellissima tela di grandi dimensioni sulla parete di fondo dell’abside mentre lungo il lato di destra seguono i dipinti che raffigurano la Vittoria di David su Golia e le rappresentazioni di Abigail e David. Di fronte, sul fianco sinistro, troviamo il Serpente di bronzo, Giuditta che uccide Oleoferme, accompagnate da delle opere di Serafino Elmo, una raffigurazione di Sant’Antonio Abate realizzata da Alessandro Calabrese, la scultura in pietra di San Nicola da Tolentino, la statua di San Michele Arcangelo che lotta contro il drago, un’opera in cartapesta e tessuti in oro rappresentante l’Immacolata, realizzata dell’importante cartapestaio A. Maccagnani, la scultura in pietra dell’agostiniano San Tommaso da Villanova. Ancor più splendidi i dieci altari laterali dedicati rispettivamente all’Annunciazione, di cui si conserva un esemplificativo quadro recentemente restaurato da Gaetano Stano, a seguire il secondo altare sulla destra invece, conserva una tela di F. Salcino, raffigurante la Madonna del Rosario, poi si osserva una tela di Sant’Antonio di Padova realizzata da Raffaele Verri, l’immagine di Santa Rita dipinta da Domenico Gargiulo, la statua in cartapesta della Vergine Addolorata plasmata dalle mani dello stesso Maccagnani nel 1832.
Inoltre, tra tutte le varie bellezze artistiche custodite nella chiesa, spicca sulla parete destra della navata centrale la tela del Giudizio di Salomone e, a bilanciare questa forte presenza scenica, sul muro di fronte si contrappone la raffigurazione di Salomone che adora gli idoli alla presenza della regina di Saba, realizzate entrambe da maestri provenienti dalla scuola di pittura napoletana. Nascosta alla vista del pubblico e dei fedeli, invece, la tela dell’Assunta di cui ancora non si conoscono i natali, il dipinto è stato, infatti, attribuito nel corso del tempo sia a Luca Giordano che a Andrea Coppola.