Piazza Duomo

Si trova nel cuore del centro storico di Lecce, dove al termine della via Palmieri, si apre una raffinata scenografia barocca di Piazza Duomo, annunciata dai Propilei di ingresso con sopra le statue dei Padri della Chiesa che sembrano fare gli onori di casa ai visitatori che entrano nella piazza sacra per eccellenza della città di Lecce.  Una piazza che affascina per i toni caldi della pietra leccese che riveste i quattro edifici che vi sorgono, il Campanile, il Duomo, l’Episcopio e il Museo Diocesano.

In passato la piazza si chiamava “Cortile del Vescovado” frequentato solo da uomini di chiesa e circondato da fabbriche religiose che fungevano quasi da mura isolandosi così dal resto di Lecce; una cittadella autonoma del potere religioso proteso con quello laico alla gestione e al benessere della città. In questo centro della vita ecclesiastica, la prima domenica di novembre, si svolgeva una fiera voluta dai vescovi dove si riunivano i mercanti che, con le loro baracche vendevano i loro vari prodotti che andavano dal cibo come il pane o la frutta secca, ai giocattoli poveri come i carretti di legno o trottole. Poi ogni mercante scelto ad esporre nel cortile sacro, in segno di gratitudine, donava l’esemplare più bello dei loro prodotti al vescovo, presentandolo su un vasoio o “spasa” da qui il nome della fiera, “Spasa di Monsignore”.

Una rivoluzione architettonica all’interno di questa piazza avverrà con il vescovo Luigi Pappacoda nella seconda metà del 1600. Lecce, già insignita dal titolo di capoluogo di provincia del Regno di Napoli, divenne sede di importanti uffici periferici dello Stato e della Regia udienza, nonché residenza di numerosi funzionari, professionisti e di molti aristocratici, perciò il Vescovo sentì l’esigenza di rinnovare urbanisticamente e culturalmente Lecce affinché fosse degna della posizione politica che aveva conquistato. Alla luce di questi eventi, il Vescovo Pappacoda decise di utilizzare il barocco leccese per rilanciare Lecce e darle un aspetto singolare che la distingueva dalle altre città.Prima del suo rifacimento, la piazza si presentava con un pericolante campanile e una piccola chiesa sempre in balia dei saccheggiatori come i Saraceni. In seguito allo scampato pericolo della peste del 1659 e con l’avvento del barocco leccese, il vescovo Pappacoda riuscì a dare nuova linfa alla piazza ricostruendo il Campanile e il Duomo plasmate dalle mani dell’architetto leccese Giuseppe Zimbalo, poi seguirono altri committenti ed altri artisti per la realizzazione di altri edifici all’interno del cortile.Solo dopo la seconda metà del 1700, la Piazza venne aperta al pubblico una decisione che fu voluta dal vescovo Sozi Carafa per deliziare gli occhi dei passanti e visitatori con l’eleganza che si respirava nel cortile una volta entrati.

Il Campanile 

Campanile del Duomo di Lecce

Con gli oltre 70 metri di altezza il campanile del Duomo di Lecce, si eleva grandiosa ricca di balaustre, vasi di fiori, piramidi ed altre decorazioni. Realizzato nel 1661 e completato nel 1681 da Giuseppe Zimbalo sui resti di quello precedente andato distrutto, la torre campanaria si compone di cinque piani e termina con un copulino in maiolica dove svetta, a mo’ di banderuola, la statuina in ferro battuto di Sant’Oronzo. Consacrato ai santi patroni di Lecce come è ricordato dalle epigrafi che marcano i primi tre ordini: il primo è dedicato alla Madonna dell’Assunta, a cui è dedicato il Duomo, segue poi quello dedicato ai santi Oronzo, Giusto e Fortunato e il terzo alla prudente protezione di Sant’Irene che difende la città dai fulmini; mentre su una piccola epigrafe del quarto ordine è riportato l’anno di fine lavoro “1681”.  Il campanile, per la sua imponente altezza, in passato veniva usato come punto di avvistamento per qualche minaccia nemica, mentre oggi oltre ad essere uno dei simboli della città potrebbe anche essere una sorta di bussola, un punto di riferimento per spostarsi facilmente tra le viuzze lastricate e dedalo di strade del centro storico scoprendo i dettagli e le bellezze di lecce.

Episcopio

Episcopio, la dimora del vescovo di Lecce

Accanto alla Cattedrale sorge la dimora del Vescovo ristrutturata nel 1758 sul progetto di Emanuele Manieri che le diede una impronta elegante e classica. Risalgono al quel periodo, la doppia rampa di scale interne, il portico ad archi che poggia su un basamento a bugnato decorazione tanto cara agli artisti locali dell’epoca. Sopra l’arco d’ingresso è sormontato lo stemma del vescovo Sozi Carafa nonché committente.  Sul secondo ordine, le tre nicchie accolgono altrettante statue in pietra di cui quella al centro è dedicata alla Madonna. Mentre sul fastigio, al centro della facciata, trova posto un orologio anticamente collocato sull’ingresso della piazza.

Museo Diocesano

Museo Diocesiano di Lecce

Vecchia scuola per aspiranti sacerdoti, poi contenitore culturale di arte sacra, il Museo Diocesano venne costruito tra il 1694 e il 1709 su disegno di Giuseppe Cino. L’edificio è molto simile a quello dell’ex Convento dei Celestini: una facciata investita da una decorazione a bugnato con finestre incorniciate da una elaborata decorazione di foglie e fiori; una loggia dal gusto arabo posizionata sopra il portale ingentilisce l’aspetto austero dell’edificio. Nel cortile interno, all’ombra di alberi di agrumi, aspetta di essere ammirato un pozzo in pietra leccese opera dello stesso Cino del ‘700; rappresenta un cesto pieno di festoni di fiori, melagrane e putti. Sulla cima dell’arco vi è la statuetta di Sant’Irene.

Duomo

All’interno della piazza omonima, sorge il Duomo di Santa Maria dell’Assunta, fulcro della vita religiosa della città di Lecce. La cattedrale è stata ricostruita nel 1659 sui resti della vecchia chiesa demolita, inadatta ad ospitare i sempre più crescenti fedeli. Protagonisti di questa fabbrica religiosa furono da una parte   il vescovo Luigi Paccacoda, committente e promotore dello sviluppo architettonico della città e dall’altra parte l’artista Giuseppe Zimbalo architetto leccese in voga in quel periodo di notevole splendore culturale. Le cronache di un tempo pare che parlino di un errore commesso da Zimbalo sulla costruzione del Duomo, dove le volte e i pilastri minacciarono di cedere. L’artista, temendo le ire del vescovo Pappacoda, si rifugiò nella Chiesa di S. Angelo da dove uscì solo quando la situazione si tranquillizzò. Calmatesi le acque, il vescovo e l’artista trovarono un nuovo accordo e i lavori del Duomo ripresero, dove vennero rinforzate le fondamenta e costruita la volta a tettoia. Il Duomo è una chiesa dalle due facciate, a causa della sua posizione, orientato lateralmente rispetto all’ingresso della piazza, venne dotato di una seconda facciata. Mentre il prospetto principale è molto serio, arido di decorazioni e arricchito solo da statue in pietra (San Pietro e San Paolo, San Ludovico da Tolosa e San Gennaro), la facciata laterale è invece un tripudio decorativo in onore della Vergine Assunta, di Sant’Oronzo posto sotto ad un arco di trionfo su una nuvola, e dei compatroni della città San Giusto e San Fortunato. Riccamente decorata con motivi di frutta, festoni, ghirlande, trofei di fiori e putti, la facciata si presenta come una vera e propria scenografia barocca suscitando stupore e meraviglia agli occhi di chi entra nella piazza. Nel 2000, in occasione del Giubileo, la Cattedrale si è arricchita di un nuovo capolavoro, trattasi di un imponente porta monumentale in bronzo, posizionato sulla facciata principale opera dell’artista galatinese Armando Marrocco.

L’ interno della Cattedrale Metropolitana di Santa Maria dell’Assunta, avvolto dalla soffusa penombra, è davvero molto caratteristico; si presenta con pianta a croce latina, sviluppandosi su tre navate divise da pilastri a semicolonne. L’intera navata centrale e il transetto sono coperti da un pregevole controsoffitto seicentesco in legno intagliato e arricchito da dorature in cui sono incastonate le tele: “La Predicazione di S. Oronzo”, “la Protezione dalla peste” e “Il martirio di Sant’Oronzo” e nel transetto, “L’ultima cena”. Non meno importanti sono le diverse vetrate a colori che lasciano vedere in trasparenza, in un gioco di luce, i personaggi della Bibbia.

L’altare Maggiore

Realizzato in marmo e bronzo dorato, è dedicato all’Assunta come lascia intendere la splendida tela di Oronzo Tiso, in cui la Vergine trionfa in cielo, circondata da angeli. Distribuite sulle pareti e sul soffitto altre tele che raffigurano scene bibliche, Santi, Profeti e un ciclo dei misteri della Vergine che fanno di questo altare una sorta di piccola pinacoteca sacra.

Di notevole interesse artistico sono anche i sontuosi dodici altari adornati da eleganti colonne tortili decorate con elementi floreali, vegetali e animali realizzati in pietra leccese. Gli altari sono dedicati, a partire dalla navata sinistra, a San Giovanni Battista, alla Natività con presepe cinquecentesco, al Martirio di San Giusto a Sant’Antonio da Padova, alla Vergine Immacolata, a San Filippo Neri, al Crocifisso e al Sacramento, a Sant’Oronzo, all’Addolorata, a San Fortunato, a San Carlo Borromeo e a Sant’Andrea Apostolo.

Gli altari venivano commissionati da personaggi illustri o dai vescovi. I quali arricchivano la chiesa mettendo a disposizione anche i loro contributi personali e tali cure finanziarie venivano ricordate nelle generazioni successive con l’unico mezzo espressivo di cui disponevano: lo stemma di famiglia o epigrafi da collocarsi nelle cappelle o negli altari.

L’altare di Sant’Oronzo Giusto e Fortunato

Altare con le statu di Santo Oronzo, Santo Giusto e Santo Fortunato

Tra gli altari spicca quello di Sant’Oronzo voluto dalla città e realizzato in marmi policromi. Sant’Oronzo è rappresentato al centro in una tela dove è raffigurato nelle vesti del primo vescovo di Lecce che sconfigge il paganesimo rappresentato da un idolo di una divinità distrutto ai suoi piedi, opera del pittore gallipolino Giovanni Andrea Coppola (1656). Fanno compagnia alla tela i suoi compagni di fede nonché I compatroni di Lecce che trovano posto nelle due nicchie laterali: San Fortunato a destra e San Giusto a sinistra. La narrazione della storia del patrono continua nel secondo ordine dell’altare con la rappresentazione nelle due nicchie di Santa Petronilla a sinistra, la matrona romana che aveva raccolto le spoglie di Sant’Oronzo e a destra di Sant’Emiliana, sorella del santo. Essendo Un altare commissionato dalla città di Lecce, non dovrebbe sorprendere la presenza dello stemma civico, la lupa che passeggia sotto un albero di leccio, che campeggia in alto al centro dell’altare. In una teca la statua argentea napoletana del santo del 1800, commissionata sempre dalla città come ex voto per la liberazione dal colera.

Cripta della Cattedrale

Dal Duomo si scende sotto i 3 metri dove si trova nascosta una cinquecentesca Cripta dedicata a Santa Maria della Scala. Si presenta come una grande selva di 92 colonne dai capitelli raffigurati. Oltre alle figure di animali, di fiori e di angeli, fanno capolino sui capitelli anche due antichi stemmi di Lecce: l’antica torre campanaria della cattedrale e la lupa che attraversa il leccio da sinistra a destra diverso da quello attuale. Ha subito diversi rimaneggiamenti, l’ultimo risale al ‘900 dove sono state sradicati altari barocchi disseminati tra le colonne. Solo quattro altari seicenteschi persistono lungo le pareti. Essendo stata una area sepolcrale, nella pavimentazione in maiolica sono ancora presenti epigrafi funerarie ed ossari.